“Sono andato dal mio capo che ha anni di esperienza dicendogli: “E ora cosa faccio?”. Lui con tono simpatico mi ha detto: “Dai che ce la fai, sei bravo Angelo!” Mi ha dato una forza immensa e mi sono detto: “Se ci crede lui e ci credono gli altri che sono esperti, allora ce la posso fare!” Da solo non so se ce l’avrei fatta”.
Direttamente dal suo studio, l’avvocato Angelo Giuliani ci fa entrare fin da subito con grande entusiasmo nella sua vita e ci racconta gli sforzi affrontati per raggiungere quella scrivania. Angelo ricorda la sua vita da ragazzo e gli appigli che fin da giovane sono stati fondamentali. Come l’incontro, decisivo, con un professore che lo ha aiutato a dare spazio alla propria progettualità, spingendolo a seguire la sua strada. Tra i ricordi di Angelo vi è poi la guida silenziosa di un nonno che dopo essere stato in guerra ha avuto il coraggio di laurearsi, non più giovane, in giurisprudenza.
Lasciata la sua terra d’origine per studiare, Angelo ci racconta la fatica di trovare il giusto equilibrio in questa nuova vita e ci riporta un episodio universitario difficile che lo ha spinto però ad affrontare il fallimento con tenacia. “E’ stata una caduta umiliante che mi ha segnato e avrei volentieri evitato, ma che mi ha dato la possibilità di ripartire”.
Angelo però non ci racconta solo i momenti difficili, ma anche gli appigli ai quali si è aggrappato quando da solo non vedeva via d’uscita. Ci parla di una famiglia pronta ad accoglierlo e di un gruppo di compagni di studio, divenuti poi compagni di vita, che gli hanno dato forza e supporto sempre.
Angelo ci confida anche le cadute affrontate durante l’Esame di Stato. Ci arriva la fatica di dover fare i conti con questo ostacolo e con i propri fallimenti: una fatica forse inizialmente sottovalutata, che successivamente è cresciuta, creando paura di non farcela. “Il tonfo era stato forte, il momento di maggiore debolezza della mia vita: ho pensato di lasciare nonostante mi piacesse molto quello che stavo facendo. Però se studi come un pazzo e non ce la fai, non vuol dire che la strada intrapresa è sbagliata”.
In quel momento buio Angelo ricorda che i colleghi e i suoi superiori sono stati un appiglio validissimo. Di fronte alle sue paure di non valere niente, hanno dimostrato grande fiducia e riconoscimento nel suo lavoro. “Di me si fidavano, mi lasciavano le pratiche e allora mi dicevo: se si fidano posso farcela.” L’ aiuto da parte di figure di riferimento con esperienza è stato decisivo, uno stimolo, un input per ripartire.
Oggi Angelo vede in quel progetto iniziato tanti anni fa sui banchi di scuola a Foggia una sua concretizzazione: la toga, il tribunale, la carta intestata sono la realizzazione di un sogno che lo portano a convincersi di “essere riuscito a fare qualcosina”. Certo non ci da l’idea di essere qualcuno che si adagia sugli allori: “E’ un percorso, ne ho di pane duro da mangiare, però mi rendo conto che i sacrifici fatti e le cadute sono serviti e mi hanno consentito di diventare la persona che sono oggi”.
Angelo non ci ha dunque mai nascosto la paura del fallimento provata più volte nel suo percorso. Arriva più forte però il consiglio rivolto ai ragazzi: “gli appigli esterni delle persone vicine sono essenziali e vi permettono di trovare la forza dentro di voi necessaria per superare gli ostacoli. A volte da soli non basta.”
E se la vita è una scalata, ragioniamo poi con i ragazzi, è solo con gli appigli giusti e con il coraggio di cercarli negli altri che si riesce ad arrivare in cima. Siamo tutti concordi che con questa strategia, Angelo stia riuscendo nella sua scalata. E che l’incontro con lui sia certamente un appiglio per aiutarci a salire.