La parola “bonsai” deriva dal giapponese e significa “pianta in vaso”. Questa tecnica antica è nata in Cina, poi a poco a poco si è sviluppata in Giappone per diventare una vera e propria arte. L’arte del bonsai consiste nel coltivare un arbusto governando la sua crescita, al fine di farne un albero in miniatura […] Praticamente tutte le specie di alberi possono essere trasformate in bonsai. In effetti si tratta degli stessi alberi che si trovano in natura, ma scolpiti dall’uomo e resi in miniatura. (Terrarium – Mondi vegetali sotto vetro, Anna Bauer & Noam Levy, Ippocampo 2018.)

La crisi dovuta al Covid-19 ci ha costretto a vivere al di fuori del terreno comune e in spazi ristretti, proprio come accade a un bonsai.

E come noi, anche un bonsai posto nel vaso di vetro (terrarium) soffre per la crisi di adattamento ambientale ma, con le idonee cure, può sviluppare un ecosistema stabile con caratteristiche simili e nuove rispetto al sistema di partenza.

In particolare, i ragazzi che prima dell’emergenza sanitaria vivevano una situazione di disagio rispetto allo stare in classe, stanno mostrando grande capacità di adattamento.

Le dinamiche fobiche verso la scuola (vergogna della propria presentabilità, paura dello sguardo giudicante dei compagni e degli adulti) risultano alleggerite nella digitalizzazione della didattica.

Il viaggio con i mezzi pubblici, col rischio di manifestare goffaggine, sparisce; il cortile della scuola come vetrina sociale scompare; lo sguardo persecutorio del professore si blocca con il pulsante “spegni video”.

È in queste possibilità protettive che i ragazzi che adottavano un funzionamento di ritiro riescono a reinvestire le proprie risorse nella scuola.

Inoltre, la componente paralizzante della crisi mette tutti democraticamente in difficoltà e il timore del “ritardo” (essere indietro col programma, avere lacune nelle materie, essere piccoli rispetto agli altri) risulta condiviso e non esclusivo di alcuni ragazzi.

È nella potenzialità della crisi che i ragazzi che prima erano considerati ultimi ora devono – come tutti – riscoprirsi e, potenzialmente, possono riuscire in ciò che prima era “impossibile”.

Accade dunque che svegliandosi poco prima della video-lezione si possa partecipare in pigiama, ci si possa allontanare dal “banco” oppure “condividere il compito” senza essere smascherati, impiegando quelle fondamentali competenze trasversali (soft skills) che servono per diventare adulti.

Il ritiro sociale è diventato oggi la condizione forzatamente normale per tutti e la logica con cui alcuni ragazzi ritirati ritornano nel mondo non coincide con la vendicatività (“il mondo si è rotto e vi sta bene”), ma piuttosto nella logica dell’occasione: riescono a collocare il loro Sé-Avatar in un mondo che ora appare più accessibile, meno severo, più accogliente, con meno pericoli.

La crisi costringe tutti sotto una campana di vetro e tutti devono trovare un equilibrio nuovo per la propria biosfera.

Coltivare bonsai significa comprendere che crisi e cambiamento coincidono in questo necessario riadattamento, e che chi ben coltiva ottiene frutti.

Alcuni bonsai producono minuscoli frutti (mele, melograni, limoni…) di una bellezza che sfonda i soffitti.

 

Redazione OFFICINE