Durante il webinar a lui dedicato, il pilota d’aerei di linea, istruttore e esperto di sicurezza di volo ci spiega perché gli errori non devono fare paura.
“E quindi mi chiedete perché gli errori aiutino a crescere? Perché sono inevitabili, sono parte della vita. Se li viviamo come un ostacolo si entra in un vicolo cieco, se invece siamo disposti a parlarne si può capire cosa è successo e migliorare”.
Appassionato di aerei e del cielo fin da bambino, il pilota aeronautico francese Bruno Robin ci ha raccontato con grande entusiasmo di quanto abbia imparato, anche nella vita quotidiana, a credere nell’importanza dell’errore, non come momento di umiliazione o vergogna, bensì come occasione di crescita.
C’è un’esperienza del suo passato che lo ha colpito particolarmente, una lezione di vita nella quale ha imparato a non sottovalutare mai gli sbagli altrui:
“Ero un giovane co-pilota e un giorno un comandante raccontò un errore che aveva commesso, una sbagliata lettura dell’altimetro, un errore davvero molto grave e pericoloso. Ho promesso a me stesso che mai sarei stato così stupido e che invece di raccontarlo a tutti, quel pilota avrebbe dovuto vergognarsene. Inutile dire che due giorni dopo ho commesso lo stesso errore. Questa è stata una grande lezione di vita: ho capito che se non ho mai fatto un errore, è soltanto perché non sono mai stato così vicino a farlo”.
Da allora, Robin non ha più avuto paura di sbagliare e di condividere con gli altri le proprie mancanze, grazie anche a un vero e proprio cambiamento avvenuto nel mondo dell’aviazione. Nel corso degli ultimi decenni, infatti, la NASA ha promosso una nuova filosofia del lavoro, i cui pilastri fondanti sono: creare un’atmosfera di fiducia e di condivisione e ammettere liberamente i propri sbagli senza timore di giudizi. In questo modo ogni giorno si impara a riflettere sulle possibili risoluzioni: “se la vita è troppo corta per fare tutti gli errori possibili, ecco allora che è meglio imparare da quelli commessi dagli altri!”.
Per il pilota, questo approccio è stato illuminante anche nella vita quotidiana.
“Attraverso questo modo di lavorare ho imparato che quando qualcuno sbaglia non è importante il “chi” ha sbagliato, ma il “perché” ed il “come” è successo: solo così possiamo aiutare questa persona a non commettere più l’errore ed evitare che tutti gli altri lo commettano. E così nella vita al di fuori, ho imparato a riproporre un ambiente di fiducia anche a casa. I miei figli, ad esempio, non vengono puniti per gli errori, preferisco discutere con loro cosa li ha portati a commetterli.”
Ma come fare negli ambienti nei quali non c’è una cultura condivisa sulla logica dell’errore bensì si sottolineano il “chi”, invece del “perché” e del “come”?
Cambiare dal basso la cultura della colpa sembra essere l’unica, difficile, ma valida via: “ognuno di noi dovrebbe davvero capire che l’errore è umano e che non è una vergogna sbagliare, sarebbe una vergogna non imparare dall’errore!”.
Se ognuno di noi si facesse promotore ed esempio di una nuova cultura che non mortifichi chi ha sbagliato, forse anche i colleghi ed il nostro capo guarderebbero il mondo con questi occhi e abbraccerebbero questi valori. La chiave è essere un esempio, sempre.
Con entusiasmo e un grande sorriso Robin ci saluta invitandoci, poco prima di chiudere la telecamera, a cercare una scritta. Con curiosità seguiamo le sue indicazioni e la troviamo su Internet: “Ever tried, ever failed, no matter, try again, fail again, fail better”, a ricordarci come “non importa se hai fallito, importa provare ancora, fallire ancora, fallire meglio”.
Ecco allora che il messaggio di Robin arriva ancora più forte.