L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo in queste settimane è un’esperienza unica e di straordinario impatto sociale ed economico. Il primo passo per avviare la lotta al virus è stato uno stop generale alle attività di tre grandi ambiti della vita nazionale: la scuola, la religione e lo sport.

Nello specifico la chiusura della scuola ha reso necessario un cambio di marcia: l’attività didattica, è diventata, per tutti, “a distanza” (DAD).

Da allora le istituzioni scolastiche hanno cercato di riorganizzarsi in modo creativo e personalizzato, traghettando – ahimè, non sapendo esattamente fin dove –  ognuno la propria barca. A bordo gli studenti con i loro insegnanti, impegnati nel trovare la rotta e nel restare legittimamente al comando.

La scuola non ha più i suoi muri che, nella nostra mente, la proteggono e la concretizzano.

Come possiamo ricrearla ora che non è più un luogo fisico?

 

APPARTENENZA.

“Io andrò a scuola in via…”, dicono i bambini in attesa del loro primo giorno. In questo modo anticipano, nella loro mente e in quella degli adulti, un’appartenenza che ha il potente effetto della rassicurazione.

Oggi preservare il senso di appartenenza degli studenti è una priorità.

Ricreare il gruppo classe, condividere video lezioni, interagire su piattaforme digitali consente di mantenere, per quanto possibile, la relazione educativa tra docente e studente e di rieditare il gruppo dei pari. L’apprendimento riparte dal terreno affettivo che gli studenti vivono e con il quale interagiscono, in una combinazione mista di alleanza e competizione.

 

INTEGRAZIONE.

Il processo di integrazione, fatto di inclusione e didattica personalizzata, è tra i fondamentali della scuola italiana, eppure oggi è proprio la parte della barca che potrebbe non reggere all’onda d’urto.

Molti degli studenti fragili rischiano di non avere le risorse per essere in classe e per partecipare alla trasmissione del sapere. Tanti non sono esposti all’interazione digitale e sono raggiunti offline, con lezioni organizzate attraverso video dedicati e spazi esclusivi di relazione con il docente.

Alcuni studenti, fragili per le condizioni socioeconomiche, vedono svelata la loro situazione: non hanno un dispositivo per seguire le lezioni, non hanno una connessione alla rete adeguata o sufficiente e, a volte, non hanno un angolo di casa dedicato a loro. Alcuni studenti, appartenenti a contesti familiari difficili, risultano “sperduti” (allusione ai bambini della favola di Peter Pan che una stessa docente ha fatto confrontandosi sul tema).

Dalla chiusura delle scuole, questi studenti non hanno ripreso alcun contatto con  i docenti e nemmeno con i compagni, che di loro non sanno nulla.

Dove sono, inoltre, nelle video lezioni i bambini con disabilità?

Il processo di integrazione funziona al meglio quando resta invisibile, quando è inconsapevole, accogliendo le differenze senza creare un divario fra gli studenti.

È necessario predisporre momenti inclusivi a distanza con video lezioni che ricompattino le classi e che offrano esperienze di apprendimento diversificato, nonché di scambio tra pari. Questa o altre modalità (ad esempio: lavori in gruppo, condivisione di esperienze e pensieri) mirano a preservare l’identità gruppale e la sua specificità, contemplandone le differenze interne già note agli studenti.

 

COLLABORAZIONE.

In ultimo, ma centrale nella scuola di questi giorni, è la caduta del muro tra docenti e genitori.

Oggi quel muro è formalmente rappresentato dal ruolo che la scuola tenacemente preserva, contrattando modalità e tempi della didattica: video lezioni in diretta o invio di materiale ex post? Video lezioni al mattino o al pomeriggio? Tutti i giorni o meno?

Il patto di corresponsabilità scuola-famiglia richiede una nuova alleanza. Come fare?

  1. I docenti devono affidare ai genitori parte del loro mansionario e quanto più saranno semplici e diretti nel fornire istruzioni, tanto più riusciranno ad arruolare validi supporti. È utile assegnare compiti chiari, brevi e mirati. Se i contenuti da studiare sono parziali, ma di volta in volta verificabili, i genitori si sentiranno coinvolti e gratificati. Sperimentarsi capaci di seguire i propri figli nel loro percorso scolastico e percepirne la crescente autonomia, alimenta la collaborazione delle famiglie.
  2. Le famiglie, a loro volta, possono ricostituire simbolicamente l’aula, spazio contenitore ove trovare i materiali, così come nuove dinamiche.

 

Dovremo in futuro ripensare molto a come definire la scuola che, abbiamo scoperto, non è fatta di muri.

 

Redazione OFFICINE